Kaulon  (Καυλών, Kaylṓn)

L’antica città greca di Caulon (o Kaulon) si trovava lungo la costa ionica, nell’attuale comune di Monasterace marina, in provincia di Reggio Calabria.

Ci sono due ipotesi circa la sua fondazione. Secondo Strabone (Geografia, VI, 1, 10) e Pausania il Periegeta (VI, 3, 12), e’ stat fondata da coloni  Achei,  nella persona di Tifone di Aegium. Secondo gli storici piu’ recenti, sarebbe stat fondata da cittadini di Crotone. La ricerca archeologica è concorde nell’individuare nell’VIII secolo a.C. il periodo di fondazione di Kaulon, mentre l’influenza crotoniana, corrispondente al periodo di massimo splendore, è databile al VI secolo a.C.

La città era limitata a sud dal fiume Sagra, sulle cui rive nel VI secolo a.C. si svolse la famosa battaglia della Sagra, in cui Kaulon, alleata con Crotone, fu sconfitta dalle citta’ di Locri Epizefiri (odierna Locri) e Rhegion (l’antica Reggio Calabria); la leggenda vuole che in battaglia fu decisivo il miracoloso intervento dei Dioscuri.

Nel IV secolo a.C. Kaulon fu poi sconfitta dalle forze congiunte dei Lucani e di Dionisio I di Siracusa, sconfitta che costò nel 389 a.C. la deportazione dei suoi abitanti a Siracusa e la cessione del territorio a Locri, alleata del tiranno. Ricostruita da Dionisio il Giovane, Kaulonìa fu in seguito preda di Annibale durante la seconda guerra punica, finendo poi definitivamente nell’orbita di Roma per opera di Quinto Fabio Massimo nel 205 a.C.

Fonti letterarie attestano che Kaulon avesse un porto con doppio approdo situato alla foce della fiumara d’Assi e che fosse quindi una città che commerciava in legname. Ricca di materie prime come pietra, magnesia, sale, oro e piombo, sarebbe stato anche un centro per la produzione di manufatti in metallo e vasellame.

La citta’ e’ stata citata da vari autori dell’antichita’.

La città di Caulon, che si trova tra Locri e Croton, è una delle colonie fondate dai Greci

Strabone, Geografia, VI, 1.12

Citazioni simili a quella di Strabone sono anche presenti in Pausania e Plinio il Vecchio.

Le città di Caulon e altre colonie della costa ionica prosperavano grazie ai commerci e alla posizione strategica.

Diodoro Siculo – Biblioteca Storica, XIV, 28

Durante le guerre contro i Romani, molte città della Magna Grecia, tra cui Caulon, furono costrette a sottomettersi.

tito livio – Ab Urbe Condita, XXVII, 8

Le città della Magna Grecia, tra cui Caulon, furono conquistate dai Romani durante il periodo delle guerre puniche.

eutropio – breviarium Historiae Romanae, IV, 2

Oggi, il sito archeologico di Caulon, è uno dei più importanti della Calabria. Gli scavi hanno portato alla luce numerosi resti della città.

Museo e Parco archeologico dell’Antica Kaulon

Si estende su una fascia parallela alla linea di costa e comprende un ampio settore dell’abitato antico e l’area sacra del tempio dorico del Santuario di Punta Stilo.

Santuario di Punta Stilo

Il santuario è composto da un tempio dorico costruito con arenaria, attorno al quale vi sono degli altari minori, con cippi e trapezai con offerte di armi di cui ne sono state trovate oltre 180 tra quelle integre e quelle di cui ne sono rimasti solo frammenti.Le divinità adorate nel santuario con certezza sono sicuramente Afrodite e Zeus, la tabella bronzea ritrovata e definita cauloniensis ha scritta una dedica a Zeus in alfabeto acheo.Il ritrovamento di foglie d’alloro in bronzo indicano anche di un culto dedicato ad Apollo, tra l’altro anche rappresentato nelle monete argenteee di Kaulon ritrovate.Infine sempre nella tabella Cauloniensis si trovano anche riferimenti ad Artemide, alle Muse e alle Grazie.Nel III secolo A.C. il tempio fu poi abbandonato e l’area fu riorganizzata per lo scalo marittimo.

Una ricostruzione digitale e’ visibile attraverso il seguente link.

Link al sito ufficiale del Museo e Parco archeologico dell’Antica Kaulon.

Chone (Χώνη)

Citta’ nota per i riferimenti ad essa che si fanno nei poemi omerici, come patria di eroi mitologici minori.

Non ci sono testimonianze archeologiche sufficienti pe poterne identificare la sua posizione. Alcuni studiosi ipotizzano che possa essere la denominazione di un luogo leggendario legato a racconti tramandati oralmente.

Secondo Strabone,nella sua opera Geografia ( libro VI) la citta’ era collocata in posizione più elevata rispetto a Crimisa,piu’ all’interno rispetto a questa,a sinistra del fiume Neto.

Secondo altre ipotesi linsediamento deriverebbe la sua denominazione dall’antica popolazione autoctona dei Choni (una variante etnica degli Enotri).

Per alcuni studiosi la città era estesa, per fattorie sparse, lungo la vasta area territoriale in cui sorge l’attuale paese di Pallagorio ed accentrata nella contrada che tuttora conserva il nome di “Cona”.Ciò alla luce delle indicazioni geografiche di Strabone che corrispondono con l’area descritta e dei numerosi ritrovamenti archeologici (frammenti di mura, statue votive, suppellettili, anfore, tombe) di età arcaica e magno-greca rinvenute in quel territorio, tra cui, notevoli e suggestivi, i resti di un’antica necropoli e simulacri riferibili al culto orfico.

Probabile sito dell’antica Chone

Secondo l’nterpretazione più recente dei dati archeologici, Chone andrebbe collocata tra i colli Cozzo Leone, Sant’Elia, Serra Sanguigna e l’odierna Cirò superiore . La citta’ sarebbe stata abitata da popolazione autoctona e l’area di Krimisa (in particolare il tempio di Apollo Aleo, a Punta Alice), era il luogo di incontro tra tale popolazione ed i coloni greci dislocati negli insediamenti costieri.

Crimisa (Κρίμισσα)

Era una piccola città della Magna Grecia risalente probabilmente al VII secolo a.C., situata in Calabria nell’area di Punta Alice, nel territorio dell’odierna Cirò Marina.

L’archeologia non identifica alcuna localizzazione certa per l’antica Krimisa, che al momento può ritenersi fosse un modesto insediamento concentrato nel dintorni del tempio di Apollo Aleo, ove avvenivano scambi materiali e culturali tra la popolazione indigena e la popolazione greca. Invece il più consistente insediamento del Bronzo viene identificato con Chone, molto probabilmente situata nei pressi dell’attuale Ciro’ Marina.

Non ci sono fonti che certificano la fondazione della citta’ da parte dei Crotonesi, tuttavia la citta’ era sottoposta alla sua influenza.

Tempio di Apollo Aleo

Nato come tempio delle popolazioni indigene,diviene,nel periodo della colonizzazione greca un santuario di riferimento per le due aree di influenza:quella sibaritide e quella crotonese.

Dell’edificio del tempio, che era in stile dorico, è documentata:

-una prima fase, “greco-arcaica”, VII secolo a.C.;
-una seconda fase, “magno-greca”, testimoniata soprattutto da terrecotte architettoniche, datata dalla prima metà del V secolo a.C. fino a tutto il IV secolo a.C.; in questa fase la strutturazione monumentale del santuario secondo i canoni dell’architettura greca
-una terza fase, in età ellenistica, tra la metà del IV ed il III secolo, nella quale con l’emergere dell’ethnos dei Brettii (I Brettii ,o Bruttii,o Bruzi, erano un antico popolo italico stanziato nella parte meridionale della Calabria durante l’epoca preromana e romana. Erano una popolazione di origini oscure, probabilmente derivata da elementi osco-sabellici e da popolazioni locali mescolate ), viene demolito ciò che rimane del tempio arcaico e sepolte le sue reliquie più sacre (acrolito ed ex-voto) viene eretto un periptero dorico di maggiori dimensioni, completamente in calcare, circondato da otto colonne sui lati brevi e diciannove sui lati lunghi, secondo le regole dell’architettura monumentale ellenistica; il tempio ebbe fama fino alle devastazioni di Pirro (Livio, XXIII, 30, 6, XXVI, 3, 11), dopodiché cominciò il suo declino che lo vide saccheggiato e distrutto forse già verso la fine del III ed il II secolo a.C.
la quarta fase, relativa all’età romana, va dalla fine della seconda guerra punica (218-202 a.C.) fino alla caduta dell’impero romano (476 d.C.); è una fase di piena decadenza, ma sondaggi recenti mostrano tracce di frequentazione, almeno nell’area sacra, in epoca tardo-repubblicana ed imperiale (ceramica, monete, bolli figulini e frammenti di mosaici).

Reperti archeologici del tempio di Apollo Aleo

  • Nel Museo Civico Archeologico di Cirò Marina sono esposti diversi reperti rinvenuti nell’area del santuario di Apollo Aleo: un capitello, elementi architettonici, una maschera di terracotta, un piedistallo, frammenti di una statua in bronzo, frammenti di una parrucca in bronzo, monete di bronzo, statuine, ecc.
  • Nel Museo Archeologico Nazionale di Crotone sono esposti alcuni capitelli dorici del tempio, un’antefissa a disco con Gorgone proveniente dall’acroterio, delle terrecotte votive; una matrice di antefissa, e frammenti di statuetta arcaica di un giovinetto in pietra calcarea.
  • Nel Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria sono conservati i materiali più preziosi:la testa, le mani e i piedi in marmo di una statua raffigurante Apollo: si tratta di un acrolito (cioè di una statua della quale sono realizzati in marmo solo la testa e gli arti, mentre il corpo era in legno o semplicemente un’impalcatura poi rivestita di tutto punto); la testa, che mostra influssi fidiaci, è realizzata in marmo bianco e presenta dei fori intorno alla fronte che mantenevano originariamente una parrucca in bronzo o una corona metallica. È datata al 440 a.C.
  • un piccolo idoletto in oro, che l’archeologo Paolo Orsi riteneva rappresentasse Apollo.
Testa dell’acrolito di Apollo (Museo Archeologico di Reggio Calabria)

Crotone ( Κρότων / Krótōn)

La fondazione greca di Crotone risale al 708 a.C. (secondo Eusebio di Cesarea nel suo Chronicon), mentre secondo Pausania ed Erodoto, al 743 a.C.

La fondazione storica della città avvenne ad opera degli Achei provenienti dalla montuosa regione dell’Acaia situata nel nord del Peloponneso.La versione più accreditata,tuttavia, è quella che la vede come colonia dei Greci provenienti dall’ Elide, nell’area costiera occidentale del Peloponneso.

La crescita economica e sociale di Crotone fu straordinaria e contribuì a renderla una delle città più prosperose e influenti della Magna Grecia. Questo sviluppo si basava su diversi fattori: la posizione geografica favorevole, la ricchezza delle risorse naturali, l’ingegno dei suoi abitanti e l’influenza culturale della scuola pitagorica.

La città fu costruita secondo il modello ippodameo (strade disposte a griglia) e dotata di un porto strategico che favoriva il commercio nel Mediterraneo.

Crotone si trovava in una posizione strategica, circondata da pianure ricche e fertili, ideali per l’agricoltura.I principali prodotti agricoli erano: Frutta e ortaggi,grano (base dell’alimentazione e risorsa fondamentale per il commercio),Vino e Olio d’oliva.

Le pianure circostanti permettevano l’allevamento di bestiame, in particolare pecore e capre, che fornivano lana, latte e carne.La lana prodotta nelle campagne veniva trasformata in tessuti pregiati, esportati verso altre città della Magna Grecia e della Grecia stessa.

La posizione costiera favoriva una fiorente attività di pesca. Il porto consentiva scambi marittimi con altre città greche, come Atene, Corinto, e le altre colonie italiane (Sibari, Locri, Taranto).

Crotone era rinomata per la produzione di ceramiche di alta qualità, utilizzate sia per uso domestico che per scopi religiosi.Le ceramiche crotoniati erano spesso decorate con motivi geometrici e figure mitologiche, mostrando un’influenza artistica greca.

La città disponeva di officine specializzate nella lavorazione di bronzo e ferro, utilizzati per realizzare utensili, armi e oggetti di lusso.

Crotone aveva la seguente organizzazione sociale:

Aristocrazia terriera:

Le famiglie nobiliari possedevano grandi proprietà agricole e giocavano un ruolo chiave nell’economia cittadina.Spesso membri dell’aristocrazia aderivano alla scuola pitagorica (di seguito descritta), il che rafforzava il loro prestigio sociale e politico.

Classe media e artigiani:

Una classe media emergente di artigiani, mercanti e professionisti contribuiva alla vitalità economica e sociale della città. La crescita del commercio favorì l’ascesa di questa classe, che ebbe un ruolo sempre più influente nella politica locale.

Popolazione rurale:

I contadini, pur avendo un ruolo subordinato, garantivano la produzione agricola, essenziale per la ricchezza cittadina.

Uno degli aspetti più celebri della storia di Crotone è senza dubbio il suo legame con il filosofo e matematico Pitagora. Pitagora si trasferì a Crotone nel VI secolo a.C., probabilmente attorno al 530 a.C. dalla citta’ di Samo, in Asia Minore, e fondò una scuola filosofica che ebbe grande importanza non solo nel campo della matematica, ma anche nelle teorie sulla natura, sull’armonia dell’universo e sull’etica. La scuola pitagorica di Crotone, e’ uno degli eventi più significativi nella storia culturale della Magna Grecia. Non era solo una scuola di filosofia, ma un movimento che combinava insegnamenti scientifici, religiosi, politici e morali.

Da una citazione dello storico greco Diodoro Siculo (Bibliotheca Historica libro XV):

“Pitagora, giunto a Crotone, fondò una scuola di pensiero che mescolava filosofia, scienza e religione, e insegnava l’armonia dell’universo e la purificazione dell’anima.”

Pitagora lasciò la sua città natale a causa del regime tirannico di Policrate e intraprese un lungo viaggio che lo portò in Egitto, Mesopotamia e probabilmente in India, dove si arricchì di conoscenze scientifiche, religiose e filosofiche.

Giunse a Crotone in un momento di crisi sociale e politica. La città, sebbene prospera, era attraversata da conflitti interni tra aristocratici e popolazione. Con il suo carisma e la sua sapienza, Pitagora conquistò la fiducia degli abitanti di Crotone e delle élite cittadine, ottenendo il permesso di fondare una scuola filosofica che attirò numerosi discepoli.

Gli insegnamenti della scuola riguardavano:Matematica e Scienze (Numerologia,Astronomia),Etica,Filosofia,Religione: la scuola pitagorica aveva un carattere religioso. Pitagora era venerato quasi come una figura divina, e i suoi insegnamenti erano trasmessi come dogmi.La fede in un universo ordinato e governato da leggi divine si rifletteva nel loro approccio scientifico e filosofico.

La scuola pitagorica ebbe un’influenza significativa sulle élite crotoniati. Molti membri dell’aristocrazia aderirono agli ideali pitagorici, promuovendo riforme basate sulla giustizia e sull’armonia sociale.I pitagorici incoraggiarono il governo aristocratico come forma di equilibrio e stabilità politica.

L’influenza della scuola generò tensioni con le fazioni democratiche e popolari della città.Nel 510 a.C., dopo la vittoria su Sibari, la scuola subì critiche per il suo elitismo e fu attaccata da gruppi avversi. In seguito, i pitagorici furono perseguitati in diverse città della Magna Grecia.

Dopo la morte di Pitagora (ca. 495 a.C.), la scuola continuò sotto la guida dei suoi discepoli, ma perse parte della sua influenza.Le persecuzioni contro i pitagorici e i conflitti interni portarono alla dispersione della scuola.Nonostante ciò, il pensiero pitagorico continuò a influenzare filosofi successivi, come Platone e Aristotele, e a gettare le basi per lo sviluppo della matematica, della filosofia e della scienza occidentale.

Oltre alla filosofia e alla matematica, Crotone fu anche un importante centro di medicina. Alcuni dei primi medici della storia conosciuti operarono a Crotone, tra cui Alcmeone di Crotone. Alcmeone è considerato uno dei pionieri della medicina, in particolare per i suoi studi sul corpo umano e la sua relazione con l’ambiente. Alcmeone fu tra i primi a comprendere il concetto di circolazione sanguigna e ad ipotizzare che la mente risiedesse nel cervello, un concetto rivoluzionario per l’epoca.

Crotone era anche un importante centro di scienze naturali, dove il pensiero razionale cominciò a prevalere anche nell’interpretazione dei fenomeni naturali.

Declino della Crotone greca

Il declino di Crotone come grande potenza della Magna Grecia avvenne progressivamente tra il V e il III secolo a.C., influenzato da vari fattori interni ed esterni.

1. Conflitti interni

  • Tensioni politiche e sociali:
    • La forte influenza della scuola pitagorica nella politica crotoniate, soprattutto tra le élite aristocratiche, generò tensioni con le fazioni democratiche e popolari della città.
    • Le divergenze tra aristocratici e democratici sfociarono in scontri interni che indebolirono l’unità politica di Crotone.
    • L’assalto contro i pitagorici nel V secolo a.C., che culminò nella distruzione della loro scuola, segnò la fine di un periodo di relativa stabilità e di guida illuminata.
  • Erosione dell’autorità centrale:
    • L’incapacità di mantenere un governo stabile favorì il frazionamento del potere tra diverse fazioni e gruppi d’interesse.

2.Declino militare

  • Guerra con Locri Epizefiri (480 a.C.):
    • La sconfitta di Crotone nella battaglia contro Locri Epizefiri (localizzata nei pressi dell’attuale città di Locri) segnò una svolta negativa. Locri, alleata con Siracusa, inflisse a Crotone una pesante sconfitta che ridimensionò la sua potenza militare e politica. La battaglia decisiva si svolse nell’area compresa tra Locri e l’attuale Gioiosa Ionica, nei pressi del fiume Torbido (anticamente cnosciuto come fiume Sagra). La rivalità tra Locri e Crotone è menzionata da Strabone (geografo greco, I secolo a.C.) nella sua opera “Geografia” (Libro VI), dove descrive le città della Magna Grecia e i conflitti tra di esse.
      «Essi [i Locresi] ebbero molte dispute con i Crotoniati, e tra le due città si verificò una celebre battaglia lungo il fiume Sagra, dove, pur essendo in numero assai inferiore, i Locresi riportarono una vittoria incredibile, tanto che si racconta che la notizia della battaglia si diffuse miracolosamente fino a Olimpia lo stesso giorno in cui avvenne.»
      (Strabone, Geografia, VI, 1, 10)

Anche Erodoto cita le rivalita’ esistenti tra le citta’ della Magna Grecia:

«Le città della Magna Grecia, come quelle della madrepatria, erano coinvolte in guerre e competizioni tra di loro, ma non sempre queste lotte avevano carattere esclusivamente militare. A volte la competizione era per il predominio culturale, religioso e commerciale.»
(Erodoto, Storie, 1.165)

  • La perdita di territori importanti ridusse la capacità di Crotone di sostenere il suo esercito e la sua economia.
  • Perdita del controllo dei territori di di Sibari:
    • Dopo aver distrutto Sibari nel 510 a.C., Crotone non fu in grado di consolidare il controllo sui territori conquistati. Le dispute sulla gestione di Sibari indebolirono ulteriormente la città.
  • Pressione delle popolazioni italiche:
    • Nel IV secolo a.C., le popolazioni italiche come i Lucani iniziarono a invadere e saccheggiare i territori della Magna Grecia, incluso Crotone. Questi attacchi indebolirono ulteriormente la città e ne limitarono l’espansione.

3.Declino economico

  • Riduzione del commercio:
    • Con l’ascesa di altre città rivali come Taranto e Siracusa, Crotone perse il controllo di importanti rotte commerciali nel Mediterraneo.
    • La perdita di Sibari e la sconfitta contro Locri ridussero il suo accesso a risorse vitali e mercati strategici.
  • Distruzione agricola:
    • Le guerre e le incursioni italiche devastarono le fertili pianure attorno a Crotone, diminuendo la produzione agricola e compromettendo la base economica della città.
  • Spopolamento:
    • Le guerre continue e l’instabilità portarono a un declino demografico, che si tradusse in una forza lavoro ridotta e in minori capacità di produzione.

4.Espansione delle Potenze circostanti

  • Influenza di Siracusa:
    • Siracusa, sotto la guida di potenti tiranni come Dionisio I, iniziò a dominare gran parte della Magna Grecia, riducendo il margine d’azione politico e militare di Crotone.
  • Arrivo dei Romani:
    • Nel III secolo a.C., con l’espansione della Repubblica Romana nell’Italia meridionale, Crotone fu coinvolta nelle guerre contro Roma.
    • Durante la seconda guerra punica (218-201 a.C.), Annibale occupò Crotone, trasformandola in una base per le sue operazioni. Tuttavia, ciò portò ulteriori devastazioni, poiché la città fu successivamente ripresa dai Romani.
  • Integrazione nella sfera romana:
    • Dopo la conquista romana, Crotone perse la sua autonomia e divenne una città di secondaria importanza, integrata nell’amministrazione della Repubblica Romana.

Il VII secolo a.C. e la stabilizzazione del sistema delle citta’ greche in Italia

Nel VII secolo a.C. si assiste all’aumento demografico ed all’emergere delle differenze sociali sulla base del prorogressivo estendersi territoriale delle colonie (con forme di appropriazione privata piu’ o meno lecita) fino alla fondazione delle subcolonie ed alla creazione di una legislazione coloniale. Le fonti citano i casi di Zaleuco di Locri ( 660 a.C.) e Caronda di Catania che istituirono norme riguardanti l’inalienabilita’ dei lotti assegnati ai primi coloni ed altri ambiti pertinenti al diritto penale,civile e privato.

Con il VI secolo a.C. esplodono i segni della coscienza e dell’affermazione comunitaria: lo si avverte dalla costruzione dei grandi templi,che significano presenza di maestranze specializzate e ,sostanzialmente, spesa pubblica.Avviene in questo periodo anche la monumentalizzazione dei piccoli santuari del territorio (alcuni dei quali indigeni) e dei santuari di frontiera (tra territori appartenenti ai coloni greci e territori delle popolazioni italiche autoctone).

Altro segnale dello sviluppo e’ la monetazione in argento. A iniziarla sono Sibari,Crotone e Metaponto. La monetazione significa tesoro pubblico,ricchezza privata,forte presenza di scambi e relazioni tra popoli.

Crotone e la partecipazione alle Olimpiadi

La partecipazione di Crotone alle Olimpiadi dell’antica Grecia è un aspetto interessante della storia della città, che riflette la sua importanza culturale, religiosa e sportiva. Le Olimpiadi erano uno degli eventi più prestigiosi della Grecia antica, e Crotone, come molte altre città greche, partecipò regolarmente a queste competizioni, che si svolgevano a Olimpia, nel Peloponneso.

Crotone è soprattutto conosciuta per il successo nel pugilato e in altre competizioni atletiche. Tra gli atleti più celebri di Crotone che parteciparono alle Olimpiadi ci sono:

Milone di Crotone

Milone è senza dubbio l’atleta più famoso di Crotone nelle Olimpiadi. Era un lottatore leggendario, che vinse sette volte il titolo olimpico nella lotta (dal 536 a.C. al 516 a.C. circa), una delle competizioni più prestigiose delle Olimpiadi. Milone non solo era un campione olimpico, ma anche un simbolo della forza e della determinazione dei Crotoniati.

  • Origine e carriera: Milone era nato a Crotone e divenne noto per la sua straordinaria forza fisica, che gli permetteva di vincere le competizioni in modo dominante. Era un atleta di pugilato e lotta, specializzandosi nella lotta greco-romana.
  • Prestazioni olimpiche: Milone vinse ben sei titoli olimpici consecutivi (dal 536 al 520 a.C.), un risultato senza precedenti, e sette titoli complessivi, una carriera che lo rese una leggenda nella storia olimpica.

Milone fu il piu’ acclamato atleta dell’atichita’ e detenne per olte vent’anni il primato assoluto nelle sue specialita’. A lui fu innalzata una statua nel recinto sacro di Olimpia, eseguita dallo scultore Dameas di Crotone.

Sposo’ la figlia di Pitagora e la sua casa ospito’ il sinedrio pitagorico.

La leggenda di Milone:

Secondo alcune fonti antiche, Milone era noto non solo per la sua abilità atletica, ma anche per le sue imprese straordinarie, come sollevare un bue intero per dimostrare la sua forza. La sua figura divenne emblematica della potenza fisica e della virtù olimpica.

La politica e le Olimpiadi

La partecipazione alle Olimpiadi non era solo una questione di sport, ma anche un’opportunità per le città di mostrare il proprio potere e prestigio. Le città greche usavano le vittorie olimpiche come un modo per rafforzare la loro reputazione e guadagnare vantaggi politici e culturali. Le vittorie olimpiche, infatti, conferivano prestigio, e gli atleti vittoriosi tornavano nelle loro città natali come eroi, e a volte venivano ricompensati con premi speciali.

I primati nelle discipline atletiche erano detenuti da citta’ magno – greche e tra esse spiccava, appunto,Crotone che consolidò la sua posizione come una delle città più rispettate della Magna Grecia.

Crotone e la cultura olimpica

La partecipazione alle Olimpiadi era anche un modo per le città greche di affermare la propria appartenenza alla cultura e alle tradizioni greche, che vedevano le Olimpiadi come un mezzo per onorare gli dei e per rafforzare i legami tra le città della Hellas. Gli atleti che partecipavano alle Olimpiadi erano visti come rappresentanti delle loro città e, più in generale, della loro cultura.

La città ospitava anche importanti scuole di atletismo e palestre, che preparavano i giovani per le competizioni. L’arte dell’allenamento fisico e l’educazione atletica erano particolarmente apprezzati e incentivati.

Crotone, a partire dal 558 a.C., partecipando a 28 Olimpiadi registro’ ben 19 vittorie di suoi atleti.

Altri atleti eccellenti di Crotone furono Daippo,che fu il primo pugile a vincere nelle Olimpiadi del 672 a.C. , Astylos, che vinse in tutte le specialita’ della corsa e Phayllos che vinse ,nei Giochi Pitici, una volta nello stadion (la piu’ antica e prestigiosa gara di corsa) e due nel pentathlon, con primati leggendari (sicuramente gonfiati): 29 metri nel lancio del disco e ben 17 metrinel salto in lungo. Phayllos di Crotone e’ menzionato in una ceppo d’ancora da lui dedicata a Zeus Melichios (conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna) e e’ rappresentato in un famoso vaso a figure rosse in cui si vede l’atleta nel lancio del disco e del giavellotto, conservato presso  Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.

Phayllos è,quindi, uno dei pochi atleti antichi di cui abbiamo una «fotografia».

Partecipo’,inoltre, a proprie spese con una trireme armata anche alla battaglia di salamina.

Vaso dipinto dal famoso pittore Euthymides (Museo Nazionale Etrusco di
Villa Giulia a Roma)

Partecipazione di Crotone alle altre competizioni panelleniche

Crotone partecipò a tutte le altre (oltre alle Olimpiadi) grandi competizioni panelleniche dell’epoca, che includevano:

  • I Giochi Pitici (a Delfi, in onore di Apollo)
  • I Giochi Istmici (a Corinto, in onore di Poseidone)
  • I Giochi Nemei (a Nemea, in onore di Zeus)

Colonie fondate da Crotone

  • Caulonia  (Καυλών, Kaylṓn),  i cui resti sorgono nei pressi di Punta Stilo, nel comune di Monasterace (RC).
  • Skylletion (Σκυλλήτιον o Σκυλάκιον). Corrisponde all’attuale Squillace (CZ), ma le sue rovine si trovano nel comune di Borgia (CZ), in località Roccelletta
  • Terina (Τέρινα, Térina) Probabilmente ubicata, secondo alcuni studiosi, nelle vicinanze dell’odierna Sant’Eufemia Vetere, nel territorio di Lamezia Terme(CZ), per altri, il luogo era coincidente con il Piano di Terina, un altopiano di 400 ettari collacato nei pressi di Nocera Terinese (CZ)oppure con l’odierna Tiriolo (CZ).

Aree archeologiche e musei a Crotone

1. Il Parco Archeologico di Crotone

Il Parco Archeologico di Capo Colonna è l’area principale dove si trovano i resti del Tempio di Hera Lacinia

Il Parco, a 10 Km da Crotone, si estende per circa 50 ettari, occupando la punta più orientale del promontorio di Capo Colonna, noto nell’antichità come “Lakinion akron”. L’antico luogo di culto per la dea Hera Lacinia di fondazione greca comprende oggi l’area archeologica, circoscritta dalle mura di età romana, una zona boschiva e a macchia mediterranea, simbolo del bosco sacro alla dea, e la zona del Museo. Nell’area archeologica sono i resti dell’Heraion, santuario extraurbano della colonia achea di Kroton, ancora attivo in età romana.Luogo di culto molto venerato, noto anche per essere stato frequentato da Pitagora.

Tempio di Hera Lacinia

  • Il Tempio di Hera Lacinia (o Tempio di Hera) è uno dei più noti resti dell’antica Crotone. Si trovava a circa 10 km dalla città, sulla costa occidentale, a Capo Colonna.
  • Il tempio fu costruito nel V secolo a.C. e dedicato a Hera, la regina degli dèi. Anche se oggi rimangono solo alcune colonne e resti delle fondamenta, il sito era un importante centro di culto e di pellegrinaggio.
  • La Colonna di Capo Colonna, che è l’unico grande frammento rimasto del tempio, è uno degli elementi iconici del sito e rappresenta un simbolo di Crotone.

A questo link e’ possibile visualizzare una ricostruzione del tempio di Hera Lacinia

2. Il Museo Archeologico di Crotone

3. Altre aree archeologiche

  • Parco Archeologico Nazionale del quartiere settentrionale dell’antica Kroton
  • Area archeologica statale di Vigna Nova[40]
  • Area archeologica delle mura greche (loc. San Francesco – sponde fiume Esaro)
  • Area archeologica di via XXV Aprile
  • Area archeologica ex Banca Popolare di Crotone – poi BPM – di via Napoli
  • Area archeologica sede I.N.P.S.
  • Area archeologica di Gravina-Pignera
  • Area archeologica di Acquabona
  • Area archeologica statale di Parco Pignera
  • Area archeologica padiglione Microcitemia Ospedale Civile
  • Area archeologica di via B. Telesio
  • Area archeologica statale delle mura greche (loc. Santa Lucia)
  • Area archeologica delle mura bizantine (via Risorgimento – piazza dell’Immacolata)
  • Area di interesse paleontologico ed archeologico di Vrica e Stuni

Riferimenti Internet:

Link a tutte le strutture museali di Crotone e dintorni:

Inoltre:

Nel tratto di mare tra l’antica Krimisa (l’odierna Cirò) e l’attuale Le Castella, a poche miglia dalla riva secondo Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, Liber III, 10) sarebbero esistite cinque isole visibili dalla costa e ormai inghiottite dal mare: Meloessa, Tyris, Eranusa (situate tra Capo Colonna e Le Castella), Ogigia e Dioscoro (quest’ultima a 10 miglia dalla costa). A Le Castella sono presenti resti archeologici sommersi. In particolare, nel fondale antistante il castello, l’archeosub Luigi Cantafora ha fotografato i resti di cave sommerse, scale, e cisterne per la conservazione dell’acqua.

Sibari (Σύβαρις, Sýbaris)

Sìbari (in greco antico: Σύβαρις, Sýbaris) fu una delle più importanti città della Magna Grecia sul mar Ionio.

Colonia greca della Magna Grecia, situata sulla costa del golfo di Taranto, presso il confine settentrionale della Calabria (antico Bruzio), nella piccola piana racchiusa tra il corso del fiume Crati, identificabile sicuramente con l’antico Crathis, e quello del Coscile, in cui generalmente si riconosce l’antico fiume Sybaris: in tal caso, è da supporre, per varie ragioni, che i due fiumi (Crati e Coscile), che oggi si riuniscono in uno solo, circa sei chilometri prima della foce, arrivassero fino al mare divisi.

Recentemente però è stata avanzata, con buoni argomenti, l’ipotesi (Kahrstedt) che il nome di Sybaris fosse portato in antico dall’odierno torrente di S. Mauro; sicché l’antica città dovrebbe ricercarsi nella zona compresa fra il corso di questo e quello del Crati, là dove sorse anche e ha lasciato non insignificanti resti di sé la successiva colonia di Turî. L’ipotesi del Kahrstedt non sembra però avere piena conferma dagli scavi più recenti.

La tradizione ne ascriveva concorde la fondazione a coloni provenienti dall’Acaia, ai quali si erano uniti gruppi di altri coloni di Trezene (città greca dell’Argolide orientale). Ne sarebbe stato ecista (capo della spedizione) un tale Is di Elice. Nei pochi indizî e nelle scarse notizie che possediamo sulla vita più antica della città, la critica moderna non trova obiezioni gravi ad accogliere sostanzialmente il racconto della tradizione. Come data di fondazione, viene tramandata quella del 720 a. C. (Pseudo Scimno) o del 708 a. C. (Tucidide): è più probabile che essa debba farsi risalire più addietro, verso la metà del sec. VIII.

La presenza di cittadini di Trezene fra gli Achei che vennero a stanziarsi in questa colonia, può forse spiegarci le ragioni per cui fu scelto, per la nuova città, un luogo adatto, oltre che all’attività agricola, anche ai traffici di ogni specie. Da una parte, infatti, la valle del Crati offriva condizioni invidiabili allo sviluppo dell’agricoltura e della pastorizia: né mancavano (nel luogo dell’odierna S. Marco Argentano) miniere d’argento. D’altra parte però la foce del Crati si raccomandava, per la sua posizione, a gente dedita ai commerci, trovandosi essa all’un capo di uno dei più brevi tragitti per i quali si poteva comunicare tra l’Ionio e il Tirreno. Infatti ben presto i Sibariti si spinsero dalla loro città nell’interno, lungo l’istmo di terra che li separava dal Tirreno, e piantarono sulle sponde di questo mare, verso la metà del sec. VII, i due insediamenti di Lao e di Scidro (corrispondenti all’area geografica dell’odierna citta’ di Scalea). Probabilmente intorno allo stesso tempo quasi tutti i Trezenî di Sibari lasciavano la città, raggiungevano un altro stabilimento già fondato da alcuni dei loro pionieri presso la foce del Silaro (odierno Sele), e ivi fondavano la città di Posidonia (odierna Paestum).

Il periodo che corse dalla metà del sec. VII agli ultimi decennî del VI, vide l’apogeo della potenza e della ricchezza di Sibari: essa divenne allora la maggiore città dell’Occidente. La città governò su quattro tribù e 25 altre città. Gli antichi le attribuivano (con cifre indubbiamente esagerate) un perimetro di 50 stadî (pari a più di 9 chilometri) ed oltre 300.000 abitanti. E di pari passo con la floridezza economica progredì la potenza politica dei Sibariti. Dopo aver distrutto, in alleanza con Metaponto e con Crotone, la fiorente città di Siri, i Sibariti goderono per parecchi anni l’indiscussa egemonia su tutta la Magna Grecia. Cominciò allora però anche la decadenza: l’eccessiva potenza e ricchezza guastarono i costumi dei cittadini (ma è da ritenersi del pari esagerata la descrizione che ci lasciarono gli antichi, del fasto e della raffinatezza della vita sibaritica) e destarono l’invidia di altre città, e specialmente della potente Crotone, dove si assisteva allora, sotto l’influsso esercitato dal filosofo Pitagora, a una mirabile rinascita di tutte le virtù civili e di tutte le energie spirituali e morali di quel popolo.

Poco prima del 510 a. C., stabilitasi in Sibari la tirannide di Telys, i partigiani dell’abbattuto governo aristocratico si rifugiarono a Crotone, che rifiutò di riconsegnarli al tiranno. Ne seguì battaglia, che si combatté sul fiume Traente (odierno Trionto) e si risolse in una grande vittoria dei Crotoniati; i quali, dopo poche settimane di assedio, costrinsero Sibari alla resa. La città fu distrutta, ma, come pare, non totalmente: i cittadini si rifugiarono in Lao e in Scidro, ma una piccola parte di essi rimase probabilmente ad abitare in qualche quartiere superstite dell’abbattuta città. La catastrofe di Sibari ebbe una grande ripercussione in tutto il mondo antico: i Milesî, che mantenevano con Sibari un traffico intensissimo, misero il lutto in segno di compianto per la sorte della infelice città.

La battaglia decisiva tra Crotone e Sibari del 510 a.C., che portò alla distruzione di Sibari, è narrata principalmente da fonti storiche come Erodoto, Diodoro Siculo e Plutarco. Sebbene i dettagli della battaglia siano frammentari, queste fonti forniscono alcune informazioni significative sull’evento.

1. Erodoto (Storie, Libro VI)

«Crotone, che aveva sconfitto Sibari, annientò la città e distrusse completamente il suo potere. La battaglia si svolse su una pianura vicino alla città di Sibari, e i Crotoniati, in gran numero, distrussero l’esercito di Sibari, che non poté resistere. La vittoria crotoniate segnò il declino di una delle città più potenti della Magna Grecia.»
(Erodoto, Storie, VI.20)

2. Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, Libro XII)

Diodoro fornisce un resoconto più dettagliato dell’esito della battaglia e delle sue conseguenze:

«Crotone, sotto la guida del suo generale Demarato, attaccò Sibari, che era una delle città più ricche e potenti della Magna Grecia. Dopo una battaglia decisiva, i Crotoniati sconfissero i Sibarioti, distruggendo la città e facendo strage della popolazione. I Crotoniati, rendendosi conto della ricchezza di Sibari, ne profanarono i templi e depredarono la città.»
(Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, Libro XII, 8)

3. Plutarco (Vite parallele, Vita di Pericle)

Plutarco, pur non essendo focalizzato sulla battaglia, cita la distruzione di Sibari come uno degli eventi storici significativi della Magna Grecia:

«La battaglia tra Crotone e Sibari fu un punto di svolta per le città della Magna Grecia. La sconfitta di Sibari non solo indebolì la città, ma permise a Crotone di espandere la sua influenza, ottenendo il controllo su una vasta area del territorio.»
(Plutarco, Vite parallele, Vita di Pericle, 7)


Distrutta Sibari, non tutti gli abitanti superstiti si rifugiarono a Lao e a Scidro: una parte di essi rimase nella distrutta città, tentando più volte, d’intesa coi loro compatrioti di Lao, di Scidro e di Posidonia, di farla risorgere dalle rovine. A questi tentativi si oppose sempre Crotone: finché, in seguito all’indebolimento politico di questa città, successo alla cacciata dei pitagorici, la ricostruzione di Sibari avvenne per iniziativa di Pericle e con l’intervento di coloni di varie parti della Grecia (445 a. C.).

Presto però si verificarono contrasti fra i Sibariti e i nuovi coloni ateniesi e peloponnesiaci: i Sibariti, cacciati a forza dalla loro non ancora risorta città, andarono allora a fondarne una nuova sul vicino fiume Traente (odierno fiume Trionto); e chiamarono anche questa Sibari (444 a. C.). Da parte loro, anche gli altri coloni cercarono un sito più adatto al sorgere della nuova città, che fu appunto Turî. La nuova Sibari rimase sempre una città di secondaria importanza: la vita interna di essa fu dominata per qualche tempo dai contrasti fra pitagorici e antipitagorici, finché, per intervento degli Achei del Peloponneso, si poté ottenere una riconciliazione generale e le tre città achee di Crotone, Caulonia e Sibari sul Traente si unirono in una lega (circa 430 a. C.) che fu il primo nucleo di quella Lega italiota, che resisté con qualche successo agli assalti dei Lucani e di Dionisio di Siracusa. Formatasi, intorno al 355 a. C., la lega autonoma delle tribù dei Bruzî, Sibari sul Traente fu tra le prime colonie greche a soggiacere ad essa.

Il vitigno autoctono ampiamente coltivato dagli antichi coloni greci nell’area di Sibari e’ il Gaglioppo (oggi utilizzato per ottenere il vino Ciro’).

Le vigne, che erano in collina, erano raccordate alla città e al suo porto da un enodotto, un condotto che trasportava vino, con tubi di ceramica o argilla, direttamente alla zona portuale in cui veniva accumulato in otri e poi esportato via mare.

La leggenda narra che Is di Elice, prima di salpare per la fondazione si recò dall’oracolo di Delfi, dove gli fu indicata la rotta da seguire e dove gli fu detto che avrebbe fondato una delle città più fiorenti che il mondo avesse conosciuto, ma che essa sarebbe caduta inesorabilmente nell’oblio.

Qui si puo’ vedere una ricostruzione digitale del presunto aspetto dell’antica citta’ di Sibari

Cosa visitare:

Parco archeologico di Sibari

Fonti:

-Treccani

-Intervista al direttore dedl parco archeologico di Sibari (https://www.meravigliedicalabria.it/calabria-e-magna-graecia-demma-sulla-rai-sibari-prototipo-della-citta-ideale-video/)

Le colonizzazioni greche

Il Mediterraneo intorno al IV secolo a.C. Gli insediamenti greci sono indicati in rosso. (Fonte: Wikipedia)

Vi furono due ondate colonizzatrici da parte dei popoli greci, prima nel XII secolo a.C. (detta prima colonizzazione) e poi tra l’VIII e il V secolo a.C. (seconda colonizzazione).

La prima colonizzazione avvenne in concomitanza con l’invasione dei Dori della penisola ellenica, intorno al XII secolo a.C. I Dori che, assieme ad Achei,Eoli e Ioni, erano una delle quattro popolazioni dell’ antica Grecia, posero fine alla civilta’ micenea, dando inizio al periodo detto del Medioevo Ellenico, periodo di transizione che terminera’ nell’800 a.C. I Dori si stanziarono principalmente in Peloponneso, Epiro, Focide , Etolia e Creta.

Per cui, durante l’XI secolo a.C., gruppi di coloni arrivarono nell’Attica stabilendosi poi nella parte centrale della costa anatolica (appartenente all’odierna Turchia) e sulle isole prospicienti di Samo e Chio: quest’area prese il nome di Ionia. A Nord si stabilirono coloni di stirpe eolica (provenienti dalla Tessaglia e Beozia) dai quali la regione prese il nome di Eolide. Infine i Dori si stanziarono nella parte meridionale delle coste e nelle isole di Cos e Rodi, nella regione che prese il nome di Doride d’Asia, da distinguere dalla tradizionale Doride situata in Grecia.

In seguito alla prima colonizzazione (terminata a metà del IX secolo a.C.), nelle zone antistanti il Mar Egeo (coste della penisola ellenica e della penisola anatolica), si poterono distinguere tre distinte fasce di colonizzazione:

  • la fascia dorica, dove si stabilirono i Dori. Si tratta delle zone più meridionali dell’Asia Minore e di buona parte del Peloponneso. Tra le città doriche si possono annoverare Alicarnasso e Cnido in Asia Minore e Corinto e Sparta in Grecia, oltre alle isole di Creta e Rodi.
  • la fascia ionica, dove si stabilirono gli Ioni. È una fascia centrale, che comprende le città di Mileto ed Efeso in Asia Minore e di Atene in Grecia, note per essere state la culla della filosofia, oltre all’isola dell’Eubea e alla penisola dell’Attica.
  • la fascia eolica, patria degli Eoli. È la regione più settentrionale, che comprende la Beozia, la Tessaglia e la parte settentrionale della fascia costiera dell’Anatolia sul mar Egeo con l’isola di Lesbo, patria dei poeti Saffo e Alceo.

La seconda colonizzazione avvenne per motivi diversi, dall’VIII al V secolo a.C. Fu determinata dall’aumento demografico, dalla scarsità di terre coltivabili e dalla necessità di allargare i commerci. Lee spedizioni vennero organizzate dalle singole città che fornivano navi ed eleggevano un capo chiamato ecista, ossia il fondatore.

Furono colonizzate vaste aree della Sicilia e dell’Italia meridionale, quest’ultima detta perciò Μεγάλη ‘Ηλλάς (Megále hellás, Grande Grecia). Furono importanti le colonie di Kýmē (odierna Cuma), Naxos (Giardini Naxos), Tauromenion (Taormina), Zancle (Messina), Kroton (Crotone),  Taras (Taranto), Katane (Catania), Syrakousai (Siracusa), Ghelas (Gela),  Akragas (Agrigento),  Parthenope (poi rifondata come Neapolis, Napoli ), Pithekoussai (nell’Isola d’Ischia ),  Dikaiarcheia (Pozzuoli),  Poseidonia (Paestum),  Rhegion (Reggio Calabria), Lokroi Epizephyrioi (Locri Epizefiri),  Metapontion (Metaponto),  Elea, denominata Velia in epoca romana e successivamente Ascea.

In Francia sorse Massalia (Marsiglia), ad opera di cittadini focesi. Furono fondate molte colonie anche sul Mar Nero, tra cui Bisanzio e Trapezunte.

Alcune citta’ (poleis), nate dalla seconda colonizzazione, fondarono a loro volta altre colonie. Notevole il caso di Siracusa, fondata dai corinzi, che fondò tra VII e VI secolo a.C. nella Sicilia sud-orientale Eloro,  Acre (nei pressi dell’attuale Palazzolo Acreide),  Casmene e  Kamarina.

Sempre Siracusa, nel IV secolo a.C., fondò in Adriatico una serie di nuove colonie: in Italia Ankón (attuale Ancona) ed Adrìa (attuale Adria); in Dalmazia Issa (attuale Lissa) e in Albania Lissos (attuale Alessio). Siracusa, inoltre, collaborò con Paro nella fondazione di Pharos (attuale Cittavecchia), nell’isola di Lesina. La colonia siracusana di Issa a sua volta fondò Tragyrion (attuale Traù), Korkyra Melaina (attuale Curzola) ed Epetion (attuale Stobreč, sobborgo di Spalato) ed utilizzava l’emporio greco di Salona.

Altre colonie greche, anche se in misura minore rispetto a Siracusa, furono attive nella fondazione di sub-colonie: Rhegion (l’attuale Reggio Calabria) fondò Pyxus (Policastro Bussentino) in Campania; Locri Epizefiri (l’attuale Locri) fondò Medma (Rosarno) e Hipponion (Vibo Valentia) in Calabria; Sibari fondò Poseidonia (Paestum), in Campania; Kroton (l’attuale Crotone) fondò Terina e Skylletion (Squillace); Zancle (attuale Messina) fondò infine Metauros (Gioia Tauro) in Calabria.

Colonie della Magna Grecia

La colonia focese di Massalia (Marsiglia), fondò una serie di colonie nel Mediterraneo occidentale. In Iberia hanno questa origine le città di Emporion (Ampurias) ed Hēmeroskopeion (Dénia). Nella Francia mediterranea le colonie fondate da Massalia furono Agathe (Agde),  Antipolis (Antibes), Nikaia (Nizza), Olbia (Hyères),  Taurois (Le Brusc).

Le nuove colonie greche si caratterizzavano per il forte legame con la madrepatria: erano a tutti gli effetti delle città greche, nei costumi, nell’organizzazione, nell’urbanistica e nella lingua. Ogni colonia greca conservava una notevole autonomia culturale e, quando possibile, la imponeva nei territori colonizzati. Anche quando le colonie greche venivano assoggettate da altre popolazioni, tendevano a mantenere una propria autonomia culturale e politica nei confronti dei dominatori. Un’altra caratteristica che funge da tratto identitario delle diverse colonie greche è la lingua. Seppure differenziata in molti dialetti, la lingua greca ha una grammatica di base comune per tutti i greci. 

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